speachless

pèpèrèpèèèèèèèèèèè!
la prima vera boccata d'ossigeno da quel fatidico mercoledì di ormai più di due settimane fa, che ha rotto il mio record di nullafacenza..
stacco completo dalla 12 ore giornaliera autobus-treno-corso-treno-bus, altro che parigi dakar...
insomma, mi ritrovo libera da impegni, catapultata in questo verde regno del sud traboccante di ossigeno e cibo sano, e che faccio? "fammi vedere un po' il sito della apple in francese, va!*... ma vaffanculo..." °


*è la conferma che gli iphonisti cisalpini dovranno parlare con me.
° è la conferma che non ci sono speranze di vita normale per me.

metamorfosi


Non esisto solo qui
l'universo è in me
come un fiore all'innocenza tornerò
la mia linfa salirà fino al cuore e poi
dalle braccia rami nuovi allungherò per te
silenzioso scarabeo
dal tuo viso io berrò le lacrime
e vivrò
mi libererò falco io sarò
la natura che si risveglia
per l’eternità mi trasformerò
ogni volta per il tuo amore
da farfalla fuggirò
da orchidea mi avrai
da serpente la tua mente avvolgerò
i miei piedi affonderò
nella terra dei sensi tuoi
le radici nel tuo corpo lascerò
quanti volti avrò quante verità
prima di incontrarmi con me
mi libererò falco io sarò
la natura che si risveglia
per l’eternità mi trasformerò
ogni volta per il tuo amore
quanti volti avrò quante verità
prima di incontrarmi con me
fiorirò ..cambierò
nascerò ..sognerò tornerò per sempre a te
ooho…

risorse segrete

è tornata a farmi visita la mia amica M. la ospito per fornirle una base per il suo piano studiato a tavolino per ics giorni e rappresentato neanche troppo simbolicamente su una mega cartina di roma: consegnare in 4 giorni il maggior numero possibile di cv alle scuole private e paritarie. quando l'altra sera ha srotolato la cartina/lenzuolo ho avuto un dejavu. dalla memoria sono riaffiorati i tempi in cui si giocava a risiko e sul tabellone piazzato al centro del tavolo si muovevano le sorti del mondo intero. beh, eravamo sui generis: segni colorati ovunque, numeri inequivocabilmente usati a mo' di codici rimandanti alle liste ai lati del cartiglio... sembrava che l'avesse posseduta lo spirito di uno stratega che rivendicasse la conquista di roma.

ieri sera dunque al ritorno della sua dodici ore fuori casa, mi narra le sue peripezie e le sue scoperte burocratiche (a roma esistono categorie di scuole mai sentite nominare), intervallate dal resoconto del pranzo preparato dalla gentile suocera. e qui volevo arrivare.
la signora ha messo in tavola una bella insalata di riso. il surreale incalza quando, incredula di fronte al fatto che M. mangiasse la maionese e straconvinta del contrario, si alza e torna al tavolo con un quaderno, nel quale il nome di ogni persona frequentante la casa troneggia su un foglio suddiviso in "non gli piace" "non gradisce" "gli piace molto"...  :)
l'immagine di questo quaderno mi ha toccato l'immaginario. in fondo qualunque padrona di casa tiene a mente le eventuali allergie mortali dei propri ospiti o in quale modo deliziarli nel caso siano amici del cuore, ma l'idea di questo oggetto tangibile e della cura quasi maniacale che richiede per essere puntalmente aggiornato mi ha simpaticamente commosso e mi ha fatto desiderare per un attimo di essere iscritta nel magico schedario. dopo pochi secondi, al presentarsi dei piccoli ma inevitabili equivoci insiti alla cosa, questo flash mi ha abbandonato.
cercando di combattere lo stato d' incredulita che l'aveva assalita, M. ha dovuto revisionare la sua scheda e puntualizzare delle -pensava lei- innocue preferenze, che però avevano generato malintesi minuziosamente annotati (del tipo che a lei non piacevano i dolcetti alla crema perché una volta aveva scelto un mignon al cioccolato invece di un bignè classico). fu così che mi piacque la mia volubilita e il restare libera di preferire una pizzetta con funghi e melone anziché una classica col pomodoro solo perché mi sentivo ispirata.

dark side

Non so perché ma le letture di gialli mi intrigano. da sempre, da quando mia madre, per invitarmi a vedere quei tomi sparsi in casa non come alternativi raccoglitori di polvere ma come porte per mondi alternativi e non troppo segreti, mi regalava i primi libricini con protagonista il degno nonno di geronimo stilton o come si chiama lui. i suddetti, oltre a farmi vivere qualche avventura in giro per il mondo e risolvendo misteri, hanno aperto in me un sentiero. un capitolo a parte, poi, meritano il mitico topolino&company, anche se il suo modo presuntuosetto da sotuttoio generava spesso moti di insofferenza nervosa. d'obbligo ovviamente la parentesi adolescenziale, che mi limiterò a menzionare con "la boume" alias il tempo delle mele, ma a quello credo non ci sia rimedio :)

da lì a poco ritornano però le avventure di sherlock e di hercule, tomi che l'euroclub non sapeva proprio come liquidare e per il cui smaltimento mi devono almeno un po' di gratitudine. la scia degli assassini prosegue con le recenti opere di faletti, pennac in un certo senso - e dio solo sa quanto lo adoro quel caprio espiatorio di benjamin malaussene- e la recentissima new entry, fred vargas.
e qui volevo arrivare... ho appena finito parti in fretta e non tornare e ne sono entusiasta.
non è solo perché ti affezioni ai personaggi, perché la costruzione del fattaccio è minuziosa o perché la scrittura è di quelle scorrevoli e non impegnative. è un qualcosa che non riesco ad identificare, sul quale ho riflettuto e che mi ha, ahimè, ricordato l'Eco nazionale. avendolo io frequentato malvolentieri ai tempi della tesi, è risalito a galla un ricordo che francamente ignoro da quale dei miei porti conoscitivi sia salpato. in sostanza e parafrasando molto, il succo è che il genere giallo piace ai lettori perché scontato. l'iniziare un libro sapendo che si svolgerà in un certo modo prestabilito e che si concluderà in quello che può largamente essere considerato un clichè, tranquillizza; in quanto lettore, non mi sento allo sbaraglio o alla mercè del narratore, ma anzi posso far congetture risolutive ed ipotesi sul criminale di turno e sul come quando dove e perché egli commetterà l'efferato gesto.
tutto ciò lascia un certo amaro in bocca. perché deve sempre esserci un motivo psicoanalitico nascosto sotto le suole delle nostre scelte, perché una mia preferenza deve ricondursi ad un meccanismo mentale-neuronale che, sono certa, si radicherà nell'ancestrale calderone della sopravvivenza e dell'evoluzione?
io mi dissocio, prendo le distanze dal mondo causale e voglio essere naif. dichiaro quindi che la mia lettura appena conclusa è stata stupenda per l'affezione che provo verso i personaggi, per la certosina costruzione della trama e per la leggerezza che mi ha accompagnato durante la lettura di quelle pagine. libreria in guardia, il mio lato noir è appena stato risvegliato...

piano piano

è un anno che sono in questa nuova casa, o meglio, come ama anche precisare quella soave donna che affitta in nero l'appartamento a me e altre povere sciagurate, in questa mia nuova stanza. un anno tondo tondo. ho sempre saputo di essere una persona pignola e perfezionista, ma giuro e garantisco che questa sorta di ufficializzazione non era affatto calcolata. la catalogherò nell'album delle stupende "coincidenze", ovvero quegli accadimenti che tu e tu soltanto noti come se una qualche voce, forza, entità o destino volesse sussurrare proprio a te una parola, che saprai di aver recepito semplicemente accorgendotene... e chissà quanti messaggi personali giornalieri mi sfuggono intenta come sono a dire, fare, baciare e penitenziare.

mi capita spesso: sarò psicolabile o davvero l'universo intero vuole parlarmi?
per festeggiare degnamente quest'anniversario che rischiava clamorosamente di sfuggirmi, ho deciso che oggi non mi affannerò, non mi farò trascinare per le strade e per le traiettorie quotidiane. me ne starò in disparte, sulla riva, senza giudicare, ad osservare soltanto. solo per onorare questo giorno così, un po' speciale.

ouverture

così come non saprei quale sequenza di tasti piagiare per produrre una qualche melodia avendo di fronte a me un magnifico pianoforte con tanto di coda di coccodrillo, così mi ritrovo davanti ad una tastiera, stavolta computeristica, i cui tasti hanno all'incirca lo stesso valore simbolico. tocca comporre parole frasi periodi pensieri e mi sento inibita. da un lato vorrei che il mio cantuccio fosse uno spazio ben recintato nel quale poter esprimere il molto o il nulla, a seconda dell'alacrità che le mie due mosche cerebrali dimostrano nell'elaborazione di osservazioni e/o pensieri ex novo; dall'altro ardo (da qui il nome..) per la possibilità che il virtuale mi dona di poter finalmente condividere le riflessioni che fugaci navigano nel mio monolocale mentale (tanto nessuno mi conosce, che mi frega).

pensiero numero uno: americani vs arte, 0-1.
questo è il riassunto finale scaturito da una rapida ma intensa considerazione giunta all'uscita delle scuderie del quirinale, al termine della mostra sul futurismo.
per un piano e mezzo io lì a bocca aperta a rimirare i frutti di questa fichissima nonchè illuminata avanguardia, che con gli stessi strumenti di giotto ti mostra, anzi ti concretizza e materializza, sommergendoti senza pietà, il movimento, la velocità, il dinamismo (e tutti gli -ismi del caso, ossia orf-, ragg-, vortic-, sincron-) in ogni sua sfaccettatura e sfumatura cromatica attraverso gli occhi e le mani di varie personalità artistiche. e fin qui tutto ok.
tutto è relativo, la realtà stessa è percepita e di conseguenza costruita soggettivamente, ecc... ma credo che il talento ed il genio siano un passo sopra le opinioni personali. estremizzando, li possiamo definire tali proprio per l'universalità che li contradistingue e li riconosce. quindi grandi, anzi superbi, boccioni, balla, carrà, severini e tutti gli amici europei, ma nel momento in cui lo sguardo cade sulla porzione di parete dedicata all'oltreoceano...speachless... la banalità, la piattezza e la morte del mio entusiasmo. la povera guida si sperticava ad inculcare una visione- versione secondo la quale questi tizi avevano rivisitato il futurismo, prendendone gli aspetti salienti, e lo avevano personalmente autoctonizzato. beh, chapeau!
da qui è stato un'autostrada, anzi una tav a condurmi alla conclusione che l'art-made by usa è di tutt'altra pasta, bevanda e personaggio. ha senso che la pop art sia nata lì, da quel territorio e da quelle radici e da quella storia sociale. in america si riempie del suo pieno significato generatore e noi qui, pur succubi delle lattine rosse e dell'ossigenata marilin e dell'american way of life, non saremo mai in grado di comprenderne profondamente il messaggio. e altrettanto loro con il futurismo. il discorso è che, a differenza, non mi risulta che un tizio italico si sia mai spacciato per un pop artist... :)

Copyright © 2009 - sofficeardenga - is proudly powered by Blogger
Smashing Magazine - Design Disease - Blog and Web - Dilectio Blogger Template