pèpèrèpèèèèèèèèèèè!
la prima vera boccata d'ossigeno da quel fatidico mercoledì di ormai più di due settimane fa, che ha rotto il mio record di nullafacenza..
stacco completo dalla 12 ore giornaliera autobus-treno-corso-treno-bus, altro che parigi dakar...
insomma, mi ritrovo libera da impegni, catapultata in questo verde regno del sud traboccante di ossigeno e cibo sano, e che faccio? "fammi vedere un po' il sito della apple in francese, va!*... ma vaffanculo..." °
*è la conferma che gli iphonisti cisalpini dovranno parlare con me.
° è la conferma che non ci sono speranze di vita normale per me.
è tornata a farmi visita la mia amica M. la ospito per fornirle una base per il suo piano studiato a tavolino per ics giorni e rappresentato neanche troppo simbolicamente su una mega cartina di roma: consegnare in 4 giorni il maggior numero possibile di cv alle scuole private e paritarie. quando l'altra sera ha srotolato la cartina/lenzuolo ho avuto un dejavu. dalla memoria sono riaffiorati i tempi in cui si giocava a risiko e sul tabellone piazzato al centro del tavolo si muovevano le sorti del mondo intero. beh, eravamo sui generis: segni colorati ovunque, numeri inequivocabilmente usati a mo' di codici rimandanti alle liste ai lati del cartiglio... sembrava che l'avesse posseduta lo spirito di uno stratega che rivendicasse la conquista di roma.
Non so perché ma le letture di gialli mi intrigano. da sempre, da quando mia madre, per invitarmi a vedere quei tomi sparsi in casa non come alternativi raccoglitori di polvere ma come porte per mondi alternativi e non troppo segreti, mi regalava i primi libricini con protagonista il degno nonno di geronimo stilton o come si chiama lui. i suddetti, oltre a farmi vivere qualche avventura in giro per il mondo e risolvendo misteri, hanno aperto in me un sentiero. un capitolo a parte, poi, meritano il mitico topolino&company, anche se il suo modo presuntuosetto da sotuttoio generava spesso moti di insofferenza nervosa. d'obbligo ovviamente la parentesi adolescenziale, che mi limiterò a menzionare con "la boume" alias il tempo delle mele, ma a quello credo non ci sia rimedio :)
è un anno che sono in questa nuova casa, o meglio, come ama anche precisare quella soave donna che affitta in nero l'appartamento a me e altre povere sciagurate, in questa mia nuova stanza. un anno tondo tondo. ho sempre saputo di essere una persona pignola e perfezionista, ma giuro e garantisco che questa sorta di ufficializzazione non era affatto calcolata. la catalogherò nell'album delle stupende "coincidenze", ovvero quegli accadimenti che tu e tu soltanto noti come se una qualche voce, forza, entità o destino volesse sussurrare proprio a te una parola, che saprai di aver recepito semplicemente accorgendotene... e chissà quanti messaggi personali giornalieri mi sfuggono intenta come sono a dire, fare, baciare e penitenziare.
pensiero numero uno: americani vs arte, 0-1.
questo è il riassunto finale scaturito da una rapida ma intensa considerazione giunta all'uscita delle scuderie del quirinale, al termine della mostra sul futurismo.
per un piano e mezzo io lì a bocca aperta a rimirare i frutti di questa fichissima nonchè illuminata avanguardia, che con gli stessi strumenti di giotto ti mostra, anzi ti concretizza e materializza, sommergendoti senza pietà, il movimento, la velocità, il dinamismo (e tutti gli -ismi del caso, ossia orf-, ragg-, vortic-, sincron-) in ogni sua sfaccettatura e sfumatura cromatica attraverso gli occhi e le mani di varie personalità artistiche. e fin qui tutto ok.
tutto è relativo, la realtà stessa è percepita e di conseguenza costruita soggettivamente, ecc... ma credo che il talento ed il genio siano un passo sopra le opinioni personali. estremizzando, li possiamo definire tali proprio per l'universalità che li contradistingue e li riconosce. quindi grandi, anzi superbi, boccioni, balla, carrà, severini e tutti gli amici europei, ma nel momento in cui lo sguardo cade sulla porzione di parete dedicata all'oltreoceano...speachless... la banalità, la piattezza e la morte del mio entusiasmo. la povera guida si sperticava ad inculcare una visione- versione secondo la quale questi tizi avevano rivisitato il futurismo, prendendone gli aspetti salienti, e lo avevano personalmente autoctonizzato. beh, chapeau!
da qui è stato un'autostrada, anzi una tav a condurmi alla conclusione che l'art-made by usa è di tutt'altra pasta, bevanda e personaggio. ha senso che la pop art sia nata lì, da quel territorio e da quelle radici e da quella storia sociale. in america si riempie del suo pieno significato generatore e noi qui, pur succubi delle lattine rosse e dell'ossigenata marilin e dell'american way of life, non saremo mai in grado di comprenderne profondamente il messaggio. e altrettanto loro con il futurismo. il discorso è che, a differenza, non mi risulta che un tizio italico si sia mai spacciato per un pop artist... :)